I book blog: le vendite

Come doveroso, ecco l’operazione trasparenza sulle vendite di “I book blog. Editoria e lavoro culturale” a un mese circa di distanza dal lancio. Fatemi dare i numeri prima, poi si ragiona.

L’ebook è in vendita, ricordo, solo su Amazon e su Ganxy e il perché di questa scelta è spiegato nella seconda bonus track del libro: in breve, si tratta di un esperimento che vuole capire a) quanto conta Amazon e b) se esistono alternative valide. La differenza tra le due piattaforme (in termini di convenienza, non di funzionamento) sta principalmente nella quota di royalties ch rimangono all’autore: 35% per il colosso di Seattle, il 90% (un po’ meno a dire il vero) per la startup newyorchese.

Primo dato: ho venduto, tra il 30 marzo e oggi, 217 copie, così suddivise:

  • Amazon (marzo 2013): 2 copie
  • Amazon (aprile 2013): 128 copie
  • Amazon (maggio 2013): 3 copie
  • Ganxy (complessivo): 84 copie

Il 61,3% delle vendite è passato da Amazon, il rimanente da Ganxy.

Secondo dato: ho guadagnato circa 110 euro in royalties.

Dico “circa” per una serie di ragioni. Guardiamo in primo luogo come funziona Ganxy: i pagamenti sono in dollari, per cui tutto va convertito in euro; la percentuale effettiva che rimane all’autore è del 90% meno i “payment processing fees” ossia i costi delle transazioni. Nel mio caso, dal prezzo stabilito di 1,49$ Ganxy trattiene per sè 14 centesimi e ne detrae altri 14 come costo di transizione, per download; in pratica, su ogni libro acquistato io prendo 1,21$, e cioè l’81,2% del prezzo stabilito. Per 84 copie vendute mi spettano 102,06$, circa 78 euro. Posso richiedere il pagamento via Paypal, e anche qui dovrò pagare dei costi di transazione: Ganxy mi avvisa che possono variare dallo 0,5 al 2% in relazione al paese di origine, a cui si aggiunge una commissione del 2,5% sul cambio dollaro-euro. A occhio, quei 78 euro diventano 74.

Amazon invece fa un calcolo settimanale e i pagamenti sono bimestrali.

Le royalties dal 30 marzo al 27 aprile su Amazon

C’è da ricordare che le royalties si riferiscono a tutte le piattaforme nazionali (Amazon.it, Amazon.com, Amazon.co.uk e così via). I pagamenti avvengono ogni 60 giorni e Amazon trattiene, per i non-statunitensi, il 30% da versare al fisco a stelle e strisce. Ergo i 52,07€ che mi spetterebbero attualmente diventano 36,45.

Ricapitolando (e ricordando che queste cifre sono destinate a mutare se il libro continua a vendersi): 

  • Royalties di Ganxy: circa 74€
  • Royalties di Amazon: circa 36€
  • Totale: circa 110 €

Cosa farò ora? Attenderò il primo pagamento di Amazon, che dovrebbe avvenire ai primi di giugno, contestualmente richiederò a Ganxy il suo pagamento, e una volta ottenuto tutto, verserò le royalties nette all’Associazione Tumori Toscana. Quando questo avverrà, come promesso, ne darò testimonianza.

Qualche riflessione

Per quello che so del mercato dei libri digitali, posso dirmi soddisfatto con il numero di copie vendute nel primo mese. Considerando la natura del mio ebook (un saggio, su un argomento di  nicchia e non certo d’interesse generale), l’assenza di un marchio editoriale che presumibilmente garantisse una certa qualità di contenuto e di lavorazione, una promozione non eccessivamente spinta, direi che 217 copie sono un bel risultato in soli 30 giorni. Certo, conta la fan base, i follower su Twitter, gli amici su Facebook, la credibilità costruita nel tempo (bene o male non spetta a me dirlo); ma contano anche i contenuti del libro, le analisi, i ragionamenti. Contano le collaborazioni: quella di Francesco D’Isa per la copertina e di Sergio Covelli per la conversione in digitale. Contano, infine, le reazioni dei lettori, da quelle scomposte di certuni a quelle intelligentemente critiche di tanti altri, che usano il testo per spingere il pensiero un po’ più in là.

Col self-publishing non si diventa ricchi, evidentemente, ma questo lo si sapeva già. Non ancora, per lo meno, o non facendo quello che ho fatto io – se avessi scritto un romanzo erotico-vampiresco, forse avrei avuto molte più possibilità di arricchirmi. Chissà.

Il mio piccolo esperimento, tuttavia, mostra un dato importante: non si può ancora fare a meno di Amazon se si vogliono raggiungere i lettori digitali. Eppure, le alternative, quando ci sono e sono competitive, “tengono”. Nonostante lo scoglio della lingua Inglese e la scomodità di una procedura di pagamento che, per quanto semplice, non può certo competere con il “buy-with-one-click” della creatura di Bezos, Ganxy si è rivelata una strada percorribile e conveniente.

Morale della favola: non esiste un solo modo di concepire l’autopubblicazione, né esistono ricette valide per tutti. Quello che deve però esserci è una costante ricerca della maggiore qualità possibile – sbagliando s’impara – e la voglia di mettersi in gioco. I risultati, poi, arrivano.