Amazon e il fisco italiano

Sollecitato da una mail del sempre inquisitivo Jumpinshark, ho provato a indagare quali siano gli adempimenti fiscali di chi si autopubblica con Amazon, come ho fatto io nel caso di I book blog. Editoria e lavoro culturale. Quello che segue è il tentativo di articolare un ragionamento giuridico, ma non essendo io un giurista, è assi probabile che qualcosa mi sfugga. Ecco perché chiedo ufficialmente a tutti i commercialisti e i fiscalisti out there di illuminarmi e così facendo di aiutare il numero crescente di self-publisher italiani.

La domanda, in soldoni, è la seguente: bisogna dichiarare o meno i guadagni che derivano dalla vendita del proprio ebook su Amazon?

Se andiamo a leggere le indicazioni riportate (in maniera un po’ nascosta) sulle linee guida di Kindle Direct Publishing (la piattaforma di autopubblicazione di Amazon) non ricaviamo nulla: “Potresti essere responsabile del pagamento delle tasse nel tuo Paese, ma Amazon non è coinvolta in questo processo.“. Insomma, se ne lavano le mani.

A rigor di logica qualsiasi introito deve essere dichiarato; tuttavia, come scrivevo, Amazon trattiene all’origine il 30% delle royalties per versarlo al fisco statunitense (IRS). Questo significa che il prelievo fiscale è a monte e in teoria ciò ci esenterebbe da qualsiasi altra dichiarazione. La domanda che segue è dunque la seguente: a chi bisogna pagare le tasse, agli Stati Uniti o all’Italia?

In rete non ci sono risposte univoche, ma tendenzialmente si dice che una volta che Amazon ci versa le royalties, sta poi a noi dichiarare i nostri guadagni. Tuttavia, tra Italia e USA esiste un Trattato contro le doppie imposizioni, cioè un accordo per evitare che le imprese che commerciano tra i due paesi rischino di pagare imposte in entrambi. All’articolo 12 si legge che:

1. I canoni provenienti da uno Stato contraente e pagati ad un residente dell’altro Stato contraente sono imponibili in detto altro Stato.

2. Tuttavia, tali canoni possono essere tassati anche nello Stato contraente dal quale essi provengono ed in conformita’ alla legislazione di detto Stato, ma se la persona che percepisce i canoni ne e’ l’effettivo beneficiario, l’imposta cosi applicata non puo’ eccedere

(a) il 5 per cento dell’ammontare lordo nel caso di canoni corrisposti per l’uso o la concessione in uso di software per computer, o di attrezzature industriali, commerciali o scientifiche; e

(b) l’8 per cento dell’ammontare lordo in tutti gli altri casi.

3. Nonostante le disposizioni del paragrafo 2, i canoni provenienti da uno Stato e pagati ad un residente dell’altro Stato per l’uso o la concessione in uso, di un diritto d’autore su opere letterarie, artistiche o scientifiche (ad esclusione dei canoni relativi al software per computer, alle pellicole cinematografiche, alle pellicole, ai nastri magnetici o ad altri mezzi di registrazione per trasmissioni radiofoniche o televisive) sono imponibili soltanto in detto altro Stato se tale residente e’ il beneficiario effettivo dei canoni.

Il comma 3 parla esplicitamente di diritto d’autore e afferma che il guadagno (i canoni) da esso derivante va tassato nel paese di residenza (ossia in Italia). Questo sembrerebbe tagliare la testa al toro, se non fosse che qui stiamo parlando di self-publishing che per definizione non stabilisce un rapporto editoriale, visto che siamo noi gli editori di noi stessi. E se non fosse che il 30% dei nostri profitti ci è stato già decurtato a monte. La faccenda, capirete, si fa complicata. La soluzione, a mio modestissimo avviso, sta nella risposta a questa domanda: quando autopubblichiamo un libro con KDP stabiliamo o meno un rapporto editoriale con Amazon?

Nei Termini di Servizio di KDP si legge, al punto 5.5:

5.5 Concessione di diritti. Ai sensi del presente Accordo voi concedete a ciascuna parte di Amazon una licenza e un diritto irrevocabile e non esclusivo per la distribuzione dei Libri Digitali, direttamente o tramite distributori terzi, in tutti i formati digitali e mediante tutti gli strumenti di distribuzione digitali disponibili […]

5.5 Grant of Rights. You grant to each Amazon party, throughout the term of this Agreement, a nonexclusive, irrevocable, right and license to distribute Digital Books, directly and through third-party distributors, in all digital formats by all digital distribution means available.

Ho riportato anche la versione originale in inglese per mostrare come, a mio giudizio, la traduzione è corretta. In pratica chi adopera KDP concede ad Amazon un diritto di distribuzione. Tale diritto, secondo dottrina, è uno dei diritti patrimoniali che costituisce il più ampio diritto d’autore, ovvero è una delle tante facoltà che ciascun autore ha in merito alla propria opera. Basta questo a configurare un rapporto editoriale? O piuttosto dobbiamo intendere quello di Amazon come un servizio?

Rebus sic stantibus (ché quando si parla di diritto il latino ci sta sempre bene), resta allora da capire se e come si applica l’articolo 12 del Trattato contro le doppie imposizioni tra Italia e USA.

Francamente, non ho la risposta. Se qualcuno, più esperto di me, può aiutare a chiarire le idee, questo spazio è a disposizione.