Amianto

Vedi i casi della vita. Avevo conosciuto in Rete Alberto Prunetti quando vivevo in Francia e facevo il bookblogger più e meglio di adesso. Poi è successo che ci siamo incontrati, siamo diventati amici e abbiamo fatte delle cose insieme, come inventarci una rubrica e anche una bufala su Finzioni, oppure pedinare un noto critico letterario per le stradine di campagna del Senese… Alberto mi chiese anche un consiglio su quale e-reader comprare.

L’ultima volta che ci siamo visti, all’inizio della scorsa estate, andammo a prenderci un caffè in una taverna poco fuori Siena e ci aggiornammo sulle rispettive vite e sui rispettivi lavori, soprattutto quelli mal pagati o non pagati. Alberto per vivere fa tante cose, ma soprattutto fa il traduttore; e lo fa così tanto che a un certo punto ha cominciato a soffrire di una tendinite ai polsi per il troppo battere sulla tastiera. Un infortunio sul lavoro, si direbbe; se di lavoro si trattasse, però. Perché un lavoro è quella cosa che tu fai dietro un giusto compenso, ma molte di quelle traduzioni ancora non gliele avevano pagate e lui nel frattempo si arrangiava coltivando l’orto. Autoproduzione, dice lui.

Mi disse anche che stava finendo un libro in cui raccontava la storia di suo padre, un operaio saldatore, e di come l’amianto l’avesse avvelenato, uccidendolo di tumore. Io non ricordo se e cosa risposi, ma ricordo chiaramente che il primo pensiero che mi passò per la testa fu per mia madre, che in quei giorni cominciava la seconda chemioterapia della sua vita. La sera, tornato a casa, gli mandai per posta un ebook che forse poteva tornargli utile.

Quel libro è uscito l’altroieri, si chiama semplicemente Amianto e lo pubblica, solo di carta, AgenziaX. Costa pure poco, per essere una novità: 13 euro. Io non l’ho ancora letto, ma lo farò presto, e non tanto perché Alberto è amico mio, ma perché ogni tanto mi ricordo che la lettura non deve essere solo una fuga, un rifugio, una scusa; deve essere, sempre di più, un modo per imparare conoscere gli altri uomini, le loro storie, i loro dolori, le loro risate. E ho come l’impressione che quella di Alberto sia la storia di un uomo che vale la pena conoscere.